Quest’opera è nata in un momento in cui non sapevo se stessi perdendomi o ritrovandomi. Era un tempo di cambiamento e di lutto, in cui la vita che conoscevo si stava dissolvendo e un’altra appariva, con barriere che non erano mai esistite prima, ma anche con possibilità che non avevo mai immaginato. Nada Y Todo è quello spazio intermedio in cui tutto converge nel caos prima di trovare un ordine. Dove ciò che sembra frammentarsi, in realtà, sta generando una nuova forma.

Mentre dipingevo, apparivano corpi—che si intrecciavano, si duplicavano, si spezzavano, stati sospesi. A sinistra, le figure sono più morbide, più pacifiche, quasi innocenti, come un ricordo di cui non sei sicuro sia davvero accaduto, tante volte lo hai ripetuto nella mente. A destra, invece, le forme si irrigidiscono. Sono più ruvide, più dense, come se portassero un peso che non può essere lasciato andare. Questa tensione tra i due lati è ciò che sostiene l’immagine: la dualità tra luce e ombra, tra ciò che accarezza e ciò che sfida. E in mezzo a quella tensione, in quello spazio vibrante tra opposti, io mi riconosco.

Mi riconosco più nel caos che nella pace. Forse perché ho abitato il caos così a lungo che è diventato familiare, persino bello. Ho imparato a vederne l’intreccio, il ritmo, la forza. E lì, si sono formate cicatrici che ora pigmentano il mio corpo. Le ho guardate con tenerezza, come fossero segni di bellezza nel viaggio, non di dolore nella perdita.

Ma arriverà un punto in cui il corpo non avrà più spazio per un altro pigmento, un altro gesto? Forse quello sarà la fine. O forse no. Forse la fine non è una conclusione, ma un’altra trasformazione. Una forma finale in cui non si dipinge più, ma si cancella.