Quest’opera è origine. Non di qualcosa di concreto, ma di un’energia che ha iniziato a fluire dall’interno. Non c’era un’immagine chiara, solo una sensazione: calore nella memoria, una vibrazione che si è posata nel corpo reclamando spazio—come quel primo battito, la prima intuizione, la scintilla elettrica che apre qualcosa di nuovo.

In quel processo ho smesso di vedere la mia vita come momenti separati. Ho iniziato a sentire che tutto si tocca, si intreccia, cresce ed evolve insieme. I colori, rossi, aranci, rosa, sono temperatura emotiva: il rosso dell’urgenza, l’arancio dell’intuizione, il rosa di ciò che ancora non comprendo ma che è lì, presente. Ho voluto che il dipinto respirasse, che avesse movimento. Le linee che connettono le forme sono come sinapsi, correnti elettriche che trasmettono qualcosa di invisibile ma vitale, che unisce ogni cosa.

Quest’opera non rappresenta, manifesta. È il mio corpo che parla, il mio desiderio di trasformazione, la mia memoria accesa. Qui non c’è distanza tra ciò che sento e ciò che vedi. Quest’opera sono io, nell’istante stesso in cui mi sono lasciata andare e ho dato potere a tutto ciò che dentro di me si è rivelato senza chiedere permesso, come impulsi che riflettono ciò che ancora non so nominare, ma che già esiste.

Il suo linguaggio è ridotto all’essenziale, eppure ogni dettaglio appare intenzionale e raffinato. Questa combinazione di contenimento e precisione genera un senso di chiarezza senza togliere complessità.

L’interazione tra luce e superficie gioca un ruolo cruciale: le ombre si allungano e si ritirano, alterando il peso percepito delle forme; le aree riflettenti catturano istanti fugaci dall’ambiente circostante. L’opera diventa una sorta di strumento visivo, reattivo al tempo e allo spazio, capace di generare impressioni diverse nell’arco della giornata. Nell’incontrarla, lo spettatore partecipa a uno scambio, non riceve un messaggio fisso, ma si confronta con una situazione che muta con i suoi movimenti, con la luce, con il contesto che cambia. Il risultato è un lavoro che appare al tempo stesso ancorato e vivo, una presenza stabile che tuttavia continua a evolvere.